Le nostre storie

La mia storia: PARVINDER AOULAKH PINKY

I racconti sembrano quasi la fotocopia l’uno dell’altra. All’inizio una storia d’amore che ben presto diventa però orrore.

 

Sono una ragazza di origine indiana, mi è stato combinato un matrimonio con questo ragazzo dell’India di cui ero follemente innamorata. Lui era troppo protettivo, troppo geloso.

Il primo figlio deve essere l’erede e io ho messo al mondo una donna, una figlia. Vengo subito condannata, non ero stata in grado di mettere al mondo un figlio maschio. Questo peggiora le cose nel nostro rapporto, mi fa tanta violenza psicologica.

Poi inizia con il primo schiaffo, il secondo schiaffo, le botte, inizia il calvario. Ho paura di tornare a casa dal lavoro, ho paura di quello che mi aspetta. Dopo l’ennesima litra decide di uccidermi perché io volevo porre fine a questa storia e lui non voleva perché se non ero sua non potevo essere di nessun altro e lo fa nella maniera più crudele che esista. 

Mi brucia viva davanti ai miei figli, vengo ricoverata. Dopo circa un mese mi risveglio dal coma, mi sentivo inutile, un peso perché ero sopravvissuta. Come avrei fatto a affrontare la vita? Tornata a casa sono stata accolta con tanto amore.

Siamo contenti che sei viva, sei bentornata. Quando incomincio a riprendermi, incomincio a sentirmi dire: in queste condizioni guardati chi ti vorrà. Immaginate una donna ustionata al 90% che non aveva il coraggio di guardarsi allo specchio perché non vedeva il suo volto, vedeva un mostro.

Sentirmi dire che dovevo perdonare lui perché sarebbe stato forse l’unico uomo che mi avrebbe riaccolto nella sua vita. Perché lui era il padre dei miei figli, perché era l’uomo e io come donna non valevo nulla. Io dovevo dimostrare che una donna vale, vale tanto che una donna è autonoma, una donna è determinata, può fare tutto quello che vuole senza un uomo.

Guardavo lo specchio, non guardavo me, guardavo le cicatrici e questo mi faceva soffrire. Col tempo ho imparato ad amarmi. Oggi, se mi guardo allo specchio, vedo una ragazza che ce l’ha fatta, vedo una donna determinata e io sono quella donna, sono quella donna forte.

Non do più valore all’estetica. Forse tutto questo che mi è successo mi ha aiutato ad apprezzare di più le persone e me stessa per quello che sono veramente e non a limitarmi all’aspetto esteriore. Queste cicatrici sono il simbolo della mia lotta, della mia rivincita. 

Ha provato a cancellare la mia identità, ma io sono Pinky e non mi arrendo e queste cicatrici dal mio punto debole sono diventate la mia forza.

Vi abbiamo raccontato storie di amori malati, di amori sbagliati, di amori che portano nel baratro. Donne che meritano un amore vero e la bellezza dopo la violenza.